
Si ringrazia Medieval Bestiary e la creatività dei miniaturisti medievali per l'apparato iconografico.
Di soprannomi è pieno il calcio: gli appellativi nascono, sbocciano, restano attaccati a un giocatore, dando colore al suo personaggio attraverso le esultanze, i titoli di giornale, i giochi di parole. I giornalisti ringraziano: non devono scervellarsi troppo per evitare di ripetere all’infinito il cognome di un giocatore. Gli esempi si sprecano, dalla “Joya” Paulo Dybala fino al “Fideo” (“secco”) Angel Di Maria. Tra tutti i soprannomi affibbiati ai calciatori, ce ne sono alcuni che vengono presi dal vasto e variegato mondo animale.
Gli animali e il calcio, in realtà, hanno un rapporto che va oltre i soprannomi, che si manifesta nella simbologia delle squadre (il Biscione dell’Inter o la Zebra della Juventus, ad esempio), nelle metafore (“vogliamo undici leoni”), che fa capolino sulla pelle dei calciatori tramite tatuaggi, oppure sui terreni di gioco tramite invasioni inaspettate. Personalmente sto in fissa con gli animali, ho una newsletter dove parlo di bestie ogni settimana (Bestiale, appunto) e quando leggo di un giocatore soprannominato in maniera animalesca, subito mi affeziono.
Col calcio, in alcuni casi, è facile: ti viene affidato un animale-guida perché gli assomigli, perché il tuo nome lo ricorda, per le tue caratteristiche fisiche o tecniche. Nel corso degli anni, i soprannomi bestiali sono stati tanti, e c’è da aspettarsi che in futuro ne spuntino altri. Nel frattempo, di seguito ho raccolto quelli che secondo me sono i più belli e iconici.
L’articolo, per comodità, è diviso in tre ipotetici regni animali: terra, acqua e aria. I soprannomi dei calciatori saranno valutati in base a tre criteri: Creatività, Attinenza col giocatore e grado di Bestialità. Per ognuno cercherò di andare alla radice, scovando le origini del soprannome, scavando a fondo come farebbe una talpa.

Il Ragno Nero
Giocatore di riferimento: Lev Yashin
Creatività: 7/10
Attinenza col giocatore: 9/10
Bestialità: 8/10

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Il ragno è senza dubbio uno degli animali che più si addicono, per caratteristiche, al ruolo del portiere (Walter Zenga, ad esempio, in campo era l’Uomo Ragno). Capace di coprire angoli e di “parare” insetti, la ragnatela stessa viene utilizzata come metafora di un gol segnato esattamente sotto l’incrocio, col pallone che distrugge quello che l’animale ha creato. Yashin ancora oggi viene considerato uno dei migliori portieri della storia del calcio, se non il migliore in assoluto, essendo tra l’altro l’unico nel suo ruolo ad aver vinto il Pallone d’Oro. Perché “nero”? Il colore, a quanto pare, deriverebbe dal fatto che Yashin, in campo, vestiva appunto di nero.
La Formica Atomica
Giocatore di riferimento: Sebastian Giovinco
Creatività: 6/10
Attinenza col giocatore: 10/10
Bestialità: 6/10

Origine del soprannome: in questo caso c’è un doppio livello, visto che l’animale in questione è il protagonista di un cartone animato degli Anni Sessanta. Il supereroe Atom, oltre ad essere invulnerabile, è dotato di una velocità straordinaria e di una forza sovrumana. Sebastian Giovinco forse non sarà forte fisicamente, né invulnerabile, ma di sicuro nel suo periodo “prime” era molto veloce. Per il resto, dai: veramente va spiegato perché un calciatore alto 160 cm viene associato ad una formica?
La Pulce
Giocatore di riferimento: Lionel Messi
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 4/10

Probabilmente solo Lionel Messi poteva portare con grazia e con onore il soprannome di un insetto che conosciamo soprattutto in quanto problema per gli animali domestici: è stato suo fratello a chiamarlo così, per via della bassa statura. Messi da piccolo ha sofferto di ipopituitarismo, era alto solo 148 cm quando fece il primo provino al Barcellona. Poi crebbe fino ai 170 cm grazie all’aiuto del club blaugrana che, come noto, pagò le sue cure. Ma quel soprannome è rimasto.
Il Pidocchio
Giocatore di riferimento: Claudio Lopez
Creatività: 10/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 2/10

Quanto può far piacere essere associato ad un animale microscopico e odiato? Bisognerebbe chiederlo a Claudio Lopez, ex attaccante argentino che ha giocato in Italia dal 2000 al 2004 con la maglia della Lazio. C’è chi dice che il suo soprannome sia legato alla statura (ma è alto 177 cm, quindi non so), oppure potrebbe derivare dal fatto che fosse fastidioso per i difensori, “che non riuscivano a toglierselo di torno”. Alla fine è una metafora che mi è piaciuta: ci vuole veramente molta creatività per capovolgere tutto e far diventare un complimento quello che di solito è un insulto tratto da sgangherate traduzioni italiane di film americani (“Sali in macchina, pidocchio!”).
Il Cobra
Giocatore di riferimento: Darko Pancev
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 9/10

Ecco, qui torniamo già ad una dimensione più brutale: il cobra è senza dubbio un animale che simboleggia forza e aggressività, che incute timore. Il macedone Pancev, agli inizi degli Anni Novanta, era tra gli attaccanti più stimati e allo stesso tempo temuti: con la Stella Rossa vinse la Champions e la Scarpa d’Oro, arrivando secondo nella classifica del Pallone d’Oro 1991. Spietato, proprio come un cobra.
Bonus: per via delle sue non eccellenti prestazioni in Italia con la maglia dell’Inter, Darko Pancev qui da noi si trasformò e cambiò aspetto, passando da cobra a ramarro, soprannome datogli dalla Gialappa’s Band, che gli assegnò anche lo speciale premio “Pippero” come peggior giocatore della Serie A.
El Tigre
Giocatore di riferimento: Radamel Falcao
Creatività: 7/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 10/10

L’occhio della tigre è spesso associato al gergo sportivo: una metafora bestiale e funzionante, prestata alle narrazioni più variegate, anche se probabilmente l’associazione più immediata è quella di Rocky. Il grosso felino torna utile come animale guida anche nel calcio: “El Tigre” più rappresentativo è di sicuro Radamel Falcao, giocatore senza il quale, all’inizio degli anni Duemiladieci, sembrava non fosse possibile giocare a pallone.
Lui stesso ha spiegato l’origine del soprannome: “Mi chiamò così un compagno di squadra, dopo aver giocato una grande partita con le giovanili del River Plate. Mi disse che avevo mostrato la grinta di una tigre e da lì il soprannome mi è rimasto addosso”. Onesto.
El Raton
Giocatori di riferimento: Roberto Fabian Ayala, Sergio Zarate, fratello di Mauro
Creatività: 10/10
Attinenza col giocatore: 9/10
Bestialità: 4/10

Se essere accostati ad una tigre può fare sicuramente piacere, pensate a cosa deve aver provato Sergio Zarate, fratello di Mauro, quando hanno cominciato a chiamarlo “topo”, animale per definizione non proprio amatissimo e identificato (a torto, visto che viene spesso confuso con suo cugino, il ratto) con la sporcizia, le infestazioni, l’immondizia, le fogne, eccetera. Lascio qui la mini-bio di Wikipedia perché non credo serva aggiungere altro:
“Da giocatore veniva soprannominato El Raton (il topo, in spagnolo) per la sua scaltrezza. Fu preso di mira dalla Gialappa's Band per le sue prestazioni in campo; inoltre fu accostato a Paolo Belli ed Alvaro Vitali per somiglianze fisiche e di mimica facciale”.
Diverso, invece, il caso di Roberto Fabian Ayala, per anni capitano della Nazionale argentina, soprannominato così da un suo allenatore per via di un altro celebre Ayala, Ruben, attaccante dell'Atletico Madrid negli anni '70 e noto con l'apodo di "Raton" per il modo in cui riusciva a sfuggire ai difensori.
Il Re Leone
Giocatore di riferimento: Gabriel Batistuta
Creatività: 7/10
Attinenza col giocatore: 9/10
Bestialità: 8/10

Sicuramente più contento Gabriel Omar Batistuta, che non solo è stato accostato ad un animale bello e fiero, ma allo stesso tempo ha fatto breccia anche nel mondo della Disney prendendosi il ruolo che fu di Mufasa: il leone è “re” per definizione, nell’immaginario comune, e Batistuta ha ricevuto il soprannome sicuramente per la sua criniera, sempre sciolta e pronta ad agitarsi, mentre lui sparava colpi di mitraglia.
El Toro
Giocatore di riferimento: Lautaro Martinez
Creatività: 6/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 7/10

Da un animale che caccia a uno che incorna: il toro è simbolo di potenza, Lautaro indossa il soprannome con orgoglio mimando due corna incrociate sul petto quando esulta. Pare che il nomignolo gli sia stato dato da Santiago Reyes, suo ex compagno nelle giovanili del River Plate: “Ero molto energetico e mi scontravo con tutti”, come una lattina di Red Bull impazzita in mezzo a tante lattine di Coca-Cola. A Lautaro il soprannome di toro in effetti sta bene, carica a testa bassa, mette pressione ai difensori: ha lo sguardo di chi è pronto per una corrida, da solo contro tutti i toreri del mondo.
Il Puma
Giocatore di riferimento: Emerson
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 4/10
Bestialità: 9/10

Wikipedia dice che Emerson Ferreira da Rosa, più semplicemente conosciuto come Emerson, veniva chiamato Il Puma “per i suoi movimenti felini nel catturare la palla a centrocampo”: ritratto bellissimo, immagino il brasiliano che resta in agguato dietro un ciuffo d’erba, pronto a muoversi con destrezza per poi piombare sull’avversario, senza che quest’ultimo si accorga di nulla, col pallone nel ruolo della giugulare da colpire. Un soprannome iconico, entrato nella leggenda anche grazie a questo pezzo di storia della televisione sportiva italiana.
Il Panda
Giocatori di riferimento: Borja Iglesias, Diego (sì, quello che giocava nella Juventus)
Creatività: 10/10
Attinenza col giocatore: 0/10
Bestialità: 0/10

A guardare in faccia Borja Iglesias, attaccante del Bayer Leverkusen, si potrebbe pensare che il soprannome "Panda" sia ispirato dalle sue occhiaie. In parte è vero, ma l'origine dell'apodo, in realtà, deriva dalla canzone "Panda" del rapper Desiigner, che lo spagnolo era solito ascoltare ai tempi del Celta B.
Per quanto riguarda Diego Ribas da Cunha, beh, devo essere sincero: l’unica testimonianza di questo soprannome l’ho trovata in una sezione commenti di dubbia affidabilità. L’intervento di tale ferymeister, però è talmente risoluto da non lasciare spazi a dubbi. Lui non si pone domande, è sicuro e fiero di ricordare questo soprannome, e scrive:
DIEGO(Juve):Il Panda
Cosa ti può portare scrivere tutto ciò, alle ore 18:59 del 21 aprile del 2010, in un articolo che raccoglie i soprannomi dei calciatori? Nessuno può dirlo. Ma d’altronde, quante strade deve percorrere un uomo, prima di essere considerato un panda? Attendiamo la risposta di ferymeister.
El Panteron
Giocatore di riferimento: Marcelo Zalayeta
Creatività: 5/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 9/10

Restiamo nello zoo bianconero ma torniamo ancora più indietro. Lo stesso Zalayeta spiega l’origine: “Mi diedero questo soprannome dopo una rete segnata al Perugia, con un guizzo da felino”. Di nuovo: il lato animalesco del calcio si concentra sulle metaforiche movenze dei giocatori, per dare origine a soprannomi memorabili.
Baghera
Giocatore di riferimento: Dida
Creatività: 7/10
Attinenza col giocatore: 9/10
Bestialità: 8/10

Un’altra pantera, ma stavolta la bestialità emerge per un ruolo diverso: quello del portiere, spesso associato allo “scatto felino”. Quante volte un bravo estremo difensore viene definito “un gatto”? Tante, e se avete mai avuto un micio in giro per casa (oppure se avete visto anche solo un reel su Instagram) sapete perché. Per Dida l’associazione è ancora più definita e ci riporta indietro al Libro della Giungla e dunque all’infanzia, ai succhi di frutta, alle tedesche dietro casa con gli amici. Inventore: Carlo Pellegatti.
Pitbull
Giocatore di riferimento: Edgar Davids
Creatività: 2/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 5/10

“Morde le caviglie agli avversari” è una delle frasi stereotipate che si sentono nelle telecronache o che si leggono sui giornali, quando va descritto un giocatore dedito al pressing, al sacrificio e alla fatica; uno che corre tanto, che commette falli, che prova in tutti i modi a prendere il pallone e che se non ce la fa prende le gambe. Il pitbull è l’animale di riferimento: viene visto come un cane aggressivo e rissoso, quindi è utilizzato come soprannome soprattutto in riferimento a mediani dal temperamento forte, come era appunto Edgar Davids.
In realtà non tutti i pitbull siano aggressivi, ma hanno un aspetto e una muscolatura che possono impressionare di più rispetto ad un chihuahua (qui per una spiegazione più approfondita).
Bonus: il soprannome "pitbull" è evidentemente caro ai mediani olandesi, visto che è stato attribuito anche all’ex Milan, Nigel De Jong.
L’Orso
Giocatore di riferimento: Junior Urso
Creatività: 4/10
Attinenza col giocatore: Oltre il 10/10
Bestialità: 10/10

Diciamo che, di base, se il tuo cognome è Urso, se fai il mediano, se sei abbastanza piazzato (e lui lo è) e se esulti mimando proprio un orso, il tuo soprannome bestiale arriva un po’ di conseguenza.
La Scimmia
Giocatore di riferimento: German Burgos
Creatività: 5/10
Attinenza col giocatore: 4/10
Bestialità: 6/10

Personaggio mitologico, German Burgos, ex portiere, ha appiccicato addosso un soprannome niente male: la scimmia. Perché chiamarlo come uno dei nostri parenti più stretti? La risposta arriva dal suo passato: Carlos Griguol, che lo ha allenato ai tempi del Ferro Carril Oeste, gli aveva detto una cosa tipo “sei grosso come un gorilla”. Ma allora perché chiamarlo “mono”, ossia “scimmia”, e non “gorilla” (“gorila”, in spagnolo)? Pare che il fraintendimento sia frutto di un errore; di sicuro sarebbe stato più caratteristico, anche se oggi è difficile non associare Burgos a “mono”. Ce ne facciamo una ragione e andiamo avanti.
L’Asinello
Giocatore di riferimento: Ariel Ortega
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 2/10

Altro giocatore incredibile con alle spalle una storia travagliata, anche Ortega aveva un soprannome particolare: in campo è stato il “burrito”, ossia l’asinello. Risalire fino all’origine non è stato semplice, sono finito in vari forum, un utente su Reddit ha dato una bella risposta e mi ha convito. Lo cito: “Secondo alcune teorie, suo padre veniva chiamato El Burro, l'asino, e così ad Ariel è toccato il diminutivo. Tutto questo mi ha fatto pensare: non è così che si chiamano i panini, burritos? Certo che sì. I burritos si chiamano in questo modo perché sono completamente ripieni di diversi ingredienti e li contengono tutti al loro interno, ricordando la capacità di un asino di portare un grosso fardello”. Bellissimo.
L’Alce
Giocatore di riferimento: Oleg Luzhny
Creatività: 10/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 6/10

Ex calciatore ucraino, molto famoso in patria, si è tornato a parlare di lui nel periodo in cui è scoppiata la guerra: è voluto restare in patria a combattere invece di proseguire altrove la sua carriera da allenatore (si parlava di squadre di Premier League). Da giocatore ha militato nell’Arsenal, vincendo la Premier League e la FA Cup nel giro di due anni. Il suo soprannome deriva proprio da quel periodo lì: il terzino arrivava col soprannome “The Horse”, il cavallo, per le sue doti atletiche; il suo lento adattamento al calcio inglese, però, aveva trasformato anche il nomignolo, storpiato in “The Moose”, l’alce, visto come animale più lento rispetto al cavallo (in realtà non è del tutto vero, visto che l'alce può raggiungere i 60 chilometri orari). Piano piano, però, ha conquistato la fiducia di Wenger e del pubblico. Bravo, alce!
Il Gatto
Giocatore di riferimento: Peter Bonetti
Creatività: 6/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 5/10

Insomma, sei un portiere, hai riflessi felini, ti chiamano gatto. Non ho bocciato la creatività solo perché Peter Bonetti giocava negli anni Sessanta, quando forse quel soprannome era visto come originale. Cercando informazioni sulle qualità dei mici, comunque, mi sono imbattuto in questa cosa bellissima che si chiama “riflesso verticale” e che in pratica è l’abilità di cadere in piedi. Su Wikipedia viene spiegato tutto in maniera scientifica, proprio a livello di fisica e geometria, anche attraverso gif meravigliose e psichedeliche.
Il Bisonte
Giocatore di riferimento: Gunnar Nordahl
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 9/10
Bestialità: 8/10

Alto 185 cm, gran fisico e capacità di partire palla al piede senza fermarsi mai. Per le difese avversarie, Gunnar Nordahl era un incubo: parlano i numeri, quello che ha vinto, quanto ha segnato. Oltre a pompiere e carrarmato, uno dei suoi soprannomi più famosi era quello di bisonte: essere associati ad un animale gigante, che può arrivare a pesare una tonnellata, a superare i due metri di altezza e i tre di lunghezza, è sicuramente un vanto. Il bisonte incute timore e rispetto, da adulto praticamente non ha nemici naturali e ad oggi è il più grande animale selvatico terrestre presente in Europa.
Il Bisontino
Giocatore di riferimento: Pierluigi Casiraghi, ma anche Ermanno Cristin
Creatività: 9/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 7/10

Uguale al bisonte, ma più piccolo.
La Giraffa
Giocatore di riferimento: Jack Charlton
Creatività: 10/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 6/10

Ex difensore inglese alto 187 cm, ha passato tutta la sua carriera da calciatore nel Leeds. Il suo soprannome deriva dal modo in cui lo chiamavano i tifosi del Liverpool per sbeffeggiarlo: “big dirty giraffe”, vale a dire grossa giraffa sporca. Proprio davanti alla Kop vinse matematicamente il titolo col Leeds, che nella stagione 1968-1969 era impegnata in un testa a testa col Liverpool. E se ti trovi in un testa a testa, è ovvio che alla fine vince la giraffa.

Il Polpo
Giocatore di riferimento: Pogba
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 7/10

Il polpo è uno degli animali più intelligenti in assoluto: sa risolvere problemi complicati, districarsi in situazioni difficili, passare attraverso spazi microscopici, improvvisare soluzioni geniali. Tutte queste caratteristiche sono comuni con il Pogba Prime, ossia col giocatore precoce e dal talento bestiale visto nei primi anni alla Juventus. Pare che il soprannome sia legato alle lunghe gambe di Pogba, che ricorderebbero dei tentacoli. Nota: sostanzialmente, il francese si chiama come il polpo Paul, uno dei più famosi animali veggenti.
L’Anguilla
Giocatore di riferimento: Dragoje Leković
Creatività: 10/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 5/10

Punteggio massimo per la creatività: mentre tutti si affannano a trovare soprannomi felini per i portieri, a Dragoje Leković ne è toccato uno marino, “l’anguilla”, perché lungo, magro, rapido e dal guizzo importante. Titolare nella Nazionale della Jugoslavia, con la quale ha vinto il Mondiale Under 20, era presente anche a Italia ‘90. Certo, a questo punto sarebbe stato più bello se fosse stato soprannominato “capitone”: con la fascia da capitano al braccio, sarebbe diventato subito “Capitan Capitone”. Occasione persa.
Il Coccodrillo
Giocatore di riferimento: Marcelo Brozovic
Creatività: 9/10
Attinenza col giocatore: 6/10
Bestialità: 9/10

Forse l’unico caso in cui il soprannome coincide con un gesto tecnico (se così possiamo chiamarlo): Brozovic è “il coccodrillo” da quando, il 24 ottobre del 2018, in un match al Camp Nou contro il Barcellona, ha neutralizzato una punizione bassa di Suarez sdraiandosi subito dietro la barriera, lungo e fermo come un grosso rettile al sole. Lui stesso, nel tempo, ha ripetuto il gesto e ci ha giocato su, ad esempio travestendosi da coccodrillo.
Lo Squalo
Giocatore di riferimento: Alvaro Negredo
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 10/10

Negredo ha addirittura due soprannomi bestiali: La fiera de Vallecas ("la belva di Vallecas", zona di Madrid che gli ha dato i natali) e, appunto, El Tiburon, ossia lo squalo. A mio avviso è tra i soprannomi più belli: restituisce alla perfezione l’idea di un centravanti che si aggira famelico per l’area di rigore, in attesa di colpire. Qui si risale all'origine dell’appellativo: si torna indietro al 2005, quando il Real Madrid acquista Negredo e lo fa giocare con la squadra Castilla: “È lì che dimostra la sua capacità di segnare gol come se fosse un predatore in campo. Per questo motivo hanno iniziato a chiamarlo lo squalo di Vallecas”.
La Piccola Foca
Giocatore di riferimento: Kerlon
Creatività: 9/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 4/10

Sicuramente tra i soprannomi più curiosi, azzeccati e buffi: Kerlon per tutti è stato “Foquina”, ossia piccola foca, per la sua abilità nel palleggio con la testa, come fosse un animale da circo. La signature move era unica, speciale e spettacolare. Su di lui c’erano grandi aspettative, il suo “dribbling focoso” infiammava i primi video che giravano sul web: era il 2009, un giovane Kerlon arrivava all’Inter pronto per partire dalla sua porta, alzare il pallone e palleggiare con la testa fino alla porta avversaria. Troppo spesso infortunato (Wikipedia dice anche a causa dei colpi degli avversari, irritati dai suoi dribbling), si è ritirato all’età di 29 anni. Sigh.
Il castoro
Giocatore di riferimento: Daniel Fonseca
Creatività: 0/10
Attinenza col giocatore: 0/10
Bestialità: 2/10

Body shaming? Body shaming.

Il Gallo
Giocatore di riferimento: Belotti
Creatività: 9/10
Attinenza col giocatore: 7/10
Bestialità: 5/10

Parafrasando un vecchio indovinello: è nata prima l’esultanza con la cresta oppure il soprannome “gallo”? La storia è curiosa: il piccolo Belotti ha un amico che si chiama Juri Gallo, che esulta proprio facendo la cresta, per via del suo cognome. Juri riesce finalmente ad organizzarsi per andare a vedere una partita di Andrea, che ha 19 anni e gioca per l’Albinoleffe, in Serie C. Gli chiede: “Se segni, puoi esultare come me?”. Belotti segna dopo soli due minuti, fa la cresta, Juri Gallo non la vede perché deve ancora entrare allo stadio. Allora Andea la ripropone ancora, diventa la sua esultanza ufficiale e lui di conseguenza si trasforma nel “Gallo Belotti”. Nota: all’epoca aveva anche i capelli tirati all’insù, a mo’ di cresta.
La Gallina
Giocatore di riferimento: Maxi Lopez
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 4/10

Meglio il gallo oppure la gallina? Maxi Lopez si ritrova addosso questo soprannome buffo e un po’ sgraziato, lui lo indossa con leggerezza. Secondo Calciatori Panini, l’origine va ricercata percorrendo due vie: la prima porta al colore dei suoi capelli (biondo-gallina, ma esiste davvero una tinta simile?), l’altra porta alla sua esultanza, con movenze da pollo. Poi c’è la versione del giocatore: ha questo soprannome perché tifoso del River Plate, sostiene Maxi Lopez (titolo di un libro che leggerei, tra l’altro).
Il piccione
Giocatore di riferimento: Richarlison
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 6/10
Bestialità: 3/10

Parlando di esultanze pennute, va sicuramente citato Richarlison, soprannominato “il piccione” proprio per la buffa danza con cui è solito celebrare i gol. Il balletto è tratto dal brano Dança do Pombo di MC Faisca, uscito nel 2012. Ai Mondiali del 2022 abbiamo assistito addirittura al coinvolgimento di Tite in questa danza da Piazza San Marco a Venezia.
Il Papero e l’Oca
Giocatori di riferimento: Alexandre Pato e Ganso
Creatività: 7/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 4/10

Restiamo in Brasile e citiamo altri due giocatori soprannominati come volatili. Il primo è Pato, la cui traduzione è letteralmente “papero”: viene chiamato così dal comune brasiliano dal quale proviene, Pato Branco. Il secondo è Ganso, altro talento che avrebbe dovuto cambiare le regole del calcio mondiale e che invece ha avuto una carriera minore rispetto a quello che ci si aspettava. Più propriamente, nel suo caso il soprannome vuol dire “oca”: la traduzione letterale di “Ganso” è proprio questa. Pare lo chiamassero così per prenderlo in giro, ai tempi del San Paolo, perché era “acerbo”. Posso dire? Sono un po’ perplesso.
Il Cigno
Giocatore di riferimento: Van Basten, più di recente Dzeko
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 9/10
Bestialità: 10/10

I cigni sono animali belli esteticamente, e vengono per questo usati nella metafora dell’anatroccolo che vuole finalmente crescere ed esplodere in tutto il suo splendore. Accompagnato da un complemento di stato in luogo, il soprannome “cigno di Utrecht” è stato dato ad uno dei giocatori più eleganti della storia del calcio, Marco van Basten; allo stesso modo, il più recente Edin Dzeko viene soprannominato il cigno di Sarajevo. Nota: i pennuti in questione sono animali molto rissosi, al contrario dei giocatori ai quali sono associati. Si dice, ad esempio, che preferiscano fare a botte, piuttosto che dormire.
L’Usignolo (di Kiev)
Giocatore di riferimento: Andrij Shevchenko
Creatività: 9/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 4/10

Ho interpellato direttamente Carlo Pellegatti, inventore di questo e di tanti altri soprannomi dei giocatori del Milan (tra cui il già citato Baghera). Mi ha risposto: «Ho associato Shevchenko ad un usignolo per l’eleganza melodiosa delle sue giocate». Proprio nella melodia risiede il talento più evidente di questo uccellino, che spesso viene chiamato in causa quando si tratta di esaltare la voce di chi canta. Oppure il talento di chi gioca.
Aquila calva
Giocatore di riferimento: Attilio Lombardo
Creatività: 5/10
Attinenza col giocatore: 5/10
Bestialità: 8/10

Attilio Lombardo ha avuto diversi soprannomi nel corso della sua carriera, da "Bombetta" a "Popeye", passando appunto per "Aquila Calva": sono stati i tifosi del Crystal Palace a dargli il nomignolo di "Bald Eagle", per via della precoce calvizie dell’ex centrocampista. Piccola curiosità: in realtà il termine di “aquila calva” è errato, e il misunderstanding sta proprio nella traduzione di “bald” dall’inglese. Il nome corretto è aquila di mare testabianca, che poi è la stessa che simboleggia gli Stati Uniti d'America.
Il Passero
Giocatore di riferimento: Garrincha
Creatività: 7/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 2/10

Com'è noto, il soprannome di “garrincha”, ossia di “passero”, deriva dal fatto che da piccolo Manoel Francisco dos Santos fosse particolarmente minuto; e fu "rafforzato" quando nel 1958, dopo la vittoria dei Mondiali in Svezia, come premio chiese la liberazione di un uccello dalla gabbia. Il soprannome divenne ancora più calzante quando Garrincha cominciò a giocare a calcio con la sua andatura saltellante, dovuta anche al famoso handicap fisico della gamba più corta: in questo ricordava proprio un uccellino che zompetta a terra alla ricerca di cibo.
Il Corvo
Giocatore di riferimento: Gustavo López
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 6/10
Bestialità: 6/10

Gli uccelli appartenenti alla famiglia dei corvidi sono molto intelligenti: in Giappone, ad esempio, sono state osservate delle gazze che aprivano le noci lasciandole davanti alle automobili ferme al semaforo rosso, per poi tornare a raccoglierle, ormai frantumate, al rosso successivo. Non ho trovato informazioni riguardo al soprannome “corvo” associato a Gustavo Lopez, ex calciatore argentino che ha giocato a lungo in Spagna. Era un’ala, quindi l’associazione col volatile è venuta naturale? Oppure era un’esaltazione della sua intelligenza? Alto 174 cm, di sicuro non era un gigante come il corvo che ha attaccato i passanti a Bitritto.
L’Avvoltoio
Giocatore di riferimento: Emilio Butragueño
Creatività: 9/10
Attinenza col giocatore: 8/10
Bestialità: 9/10

Nell’archivio de La Stampa ho trovato questa bellissima intervista a Butragueño che risale al giugno del 1990, all’interno della quale viene spiegata anche l’origine del soprannome “Buitre”, l’avvoltoio, che ha una chiara assonanza con la prima parte dei suo cognome. Scrive il giornalista Gianni Ranieri, parlando degli anni col Real Madrid Castilla: “Un attaccante a molla, che sta in agguato e scatta, piomba sul pallone, se lo annette, lo trasforma in un colpo di fucile. Nasce il «Buitre», l’implacabile avvoltoio dell’area di rigore”.
L’Airone
Giocatore di riferimento: Andrea Caracciolo
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 10/10
Bestialità: 7/10

Braccia larghe che si agitano nell’aria, a mimare il gesto del volo: c’è chi in questo modo è diventato un "aeroplanino", ad altri è toccata la via bestiale. Andrea Caracciolo, uno degli esempi più cristallini del bomber di provincia, è diventato ben presto "l’airone", uccello che è solito pescare sulla riva del fiume, dopo aver scrutato l’acqua dall’alto del suo lungo collo, planando sulla superficie dall’alto. Caracciolo, non a caso, era bravissimo nel gioco aereo, aiutato dai suoi 194 centimetri di altezza.
Gazza
Giocatore di riferimento: Paul Gascoigne
Creatività: 8/10
Attinenza col giocatore: 10/10
Bestialità: 7/10

Paul Gascoigne è stato tante cose, di sicuro tutti lo ricordiamo attraverso il suo soprannome, “Gazza”. Anche qui torniamo alla già citata famiglia dei corvidi, intelligenti, scaltri e ben attrezzati per sopravvivere al logorio della vita moderna. Il suo soprannome deriva dalla squadra in cui si è messo in mostra per la prima volta, i "Magpies" (le gazze, appunto) di Newcastle. C’è chi aggiunge “forse anche per quella falcata sbilenca e quella corsa un po’ sporca, quasi da volatile”. Teoria che mi piace.
La Zanzara
Giocatori di riferimento: Erik Mykland, Giuseppe De Luca
Creatività: 10/10
Attinenza col giocatore: 6/10
Bestialità: 7/10

Essere paragonati all’animale più letale per l’uomo può essere un vanto? Bisognerebbe chiederlo a Erik Mykland, ex centrocampista norvegese dalla vita sregolata, soprannominato proprio “zanzara” (myggen, nella sua lingua madre). Il motivo: per esultare muoveva braccia e gambe proprio come fosse un mosquito. Mi sono chiesto: eh? L’unica prova che ho trovato è stata questa frazione di secondo che testimonia un movimento folle, ancestrale, convulso e sconclusionato. Me la sono fatta andar bene.
Giuseppe De Luca, invece, da classica seconda punta di provincia era piccolo e pungente: il riferimento alla zanzara diventa più immediato.

Meritano una menzione speciale, perché portatori sani di soprannomi legati in qualche modo al mondo delle bestie:
- Dejan Stankovic, detto “Il Drago”
- André-Pierre Gignac, detto “Il Serpente Piumato”
- Jan Koller, detto “Il Dinosauro”
- Julio Baptista, detto “La Bestia”
- Edmundo, detto “L’Animale”
Senza dubbio, dai campetti di periferia ai campionati stranieri, esisteranno molti altri calciatori che vengono chiamati come animali, bestioline e creature varie. Se ne ho scordato qualcuno chiedo venia, magari uscirà una nuova puntata, oppure il Bestiario verrà aggiornato. Di sicuro questo elenco è destinato ad allungarsi: ogni anno vengono scoperte molte nuove specie di animali, pronti a diventare soprannomi per calciatori meritevoli.